Quali sono i sintomi del Crohn
Il morbo di Crohn e la colite ulcerosa sono due patologie che fanno parte delle Inflammatory Bowel Disease (IBD), ovvero delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali.
In particolare, il morbo di Crohn comporta, nella maggioranza dei casi, infiammazioni che riguardano l’ultima parte del tubo intestinale, l’ileo e il colon.
Tutt’oggi non sono ancora conosciute le cause scatenanti, ma alcuni studi scientifici hanno evidenziato che l‘attivazione del sistema immunitario da parte della muscosa intestinale porta all’insorgenza della malattia, la quale sembra essere correlata a tre principali eventi:
- la degradazione delle pareti intestinali;
- la predisposizione alla malattia a causa di fattori genetici ereditabili;
- uso di sigarette che inducono un aumento del rischio della malattia.
Il morbo di Crohn come molte altre patologie può manifestarsi a tutte le età, ma alcune statistiche hanno evidenziato che l’incidenza maggiore si registra tra i 15 e i 35 anni e dopo i 65 anni di età. Una ricerca di A.M.I.C.I. (Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali) ha rilevato che attualmente, in Italia, circa 100.000 persone sono affette da malattie croniche legate all’intestino e il 30-40% sono affette dal morbo di Crohn. I dati, inoltre, hanno riportato che si ha un’incidenza maggiore nei paesi occidentali mentre è quasi assenti nel nei paesi del Terzo Mondo. In realtà, sembra che questo sia dovuto ad una maggiore precisione, da parte dei medici, nel diagnosticare il disturbo.
Generalmente, i sintomi che vengono usati per individuare la malattia, nel paziente, sono i seguenti:
- presenza iniziale di una leggera febbre;
- dimagrimento dovuto allo scarso appetito o malassorbimento delle sostanze nutrienti;
- manifestazione successiva di dolori addominali, in particolare nella porzione inferiore dell’intestino;
- il dolore aumenta con la palpazione e al tatto si percepiscono zone più gonfie, “a salsicciotto”;
- la malattia comporta la perdita di feci sotto forma di diarrea o feci semi-acquose con una frequenza di 3-4 volte al giorno;
- in alcuni casi si verifica la presenza di sangue occulto, anche se può non essere visibile ad occhio nudo.
Come si cura il morbo di Crohn: le terapie
Come la colite ulcerosa, una volta diagnosticata accuratamente la malattia è importante intraprendere un percorso di terapie che mira a ridurre i sintomi e la progressione del morbo.
Tra i farmaci più usati dai pazienti vi sono:
- soppressori della risposta immunitaria;
- antibiotici;
- mesalazina;
- cortisone.
Quelli di ultima generazione sono farmaci biologici, come infliximab ed adalimumab, antinfiammatori con un’elevata specificità: sono in grado di bloccare l’attivazione di citochine (particolari molecole proteiche) coinvolte nell’attivazione del sistema immunitario. Molto usata anche la Salazopirina.
Negli ultimi anni si sta affermando sempre di più l’efficacia dell‘ustekinumab, un farmaco biologico, approvato dall’Unione Europea nel Novembre del 2016, il quale viene somministrato per via endovenosa nei pazienti che non rispondono ad altri trattamenti. Sembrerebbe che il farmaco blocchi una particolare citochina coinvolta nella fase acuta della malattia e riduca altre risposte immunitarie correlate, come quelle a carico delle articolazioni.
Nei soggetti anziani, l‘utilizzo dei farmaci biologici deve essere ponderato accuratamente, poiché in genere si tratta di soggetti che soffrono di ipertensione. Prima della somministrazione è, dunque, di fondamentale importanza scegliere un farmaco che agisca a livello sistemico o abbia un’azione limitata, a seconda del caso specifico.
Dove si cura
L’utilizzo di alcuni farmaci, come l’infliximab, sebbene abbiano numerosi vantaggi, necessitano di attenzioni particolari durante l’assunzione.
Generalmente, l’infliximab viene inoculato per via endovenosa nei pazienti che non rispondono al trattamento tradizionale.
Tuttavia, questo tipo di farmaco può comportare reazioni avverse molto serie, ed è, quindi, di fondamentale importanza che venga somministrato da un personale altamente qualificato.
Oggi, infatti, i farmaci biologici vengono inoculati, per via endovenosa lenta, solo negli ospedali, in particolare nei reparti di gastroenterologia.
In Italia, uno dei centri più rinomati per la diagnosi e la cura del morbo di Crohn è “L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Humanitas” (IRCCS Humanitas) di Milano. Con il tempo il reparto di gastroenterologia del centro si è specializzato sempre più nelle malattie infiammatorie intestinali, come il morbo di Crohn e la Rettocolite ulcerosa, grazie alla presenza di un team altamente qualificato composto da endoscopisti, gastroenterologi, radiologi, chirurghi e anatomopatologi. E’, inoltre, un centro di riferimento per altri disturbi associati a quelli intestinali, quali:
- cirrosi biliare;
- spondilite;
- artrite;
- uveite e irite.
Oltre alla “diagnosi e cura” delle patologie, l’IRCCS Humanitas, nel laboratorio di immunopatologia intestinale, si dedica alla ricerca dei fattori genetici collegati all’insorgenza delle patologie. Anche l’ospedale di Padova con L’Equipe medica del Prof. Dott. Giacomo Carlo Sturniolo è all’avanguardia nello studio e nel trattamento dei pazienti affetti da malattie croniche intestinali.
Alimentazione: cibo consigliato e non
Accanto a specifiche terapie, il morbo di Crohn può essere tenuto sotto controllo utilizzando delle diete mirate.
In caso di fase acuta è indispensabile evitare:
- latticini;
- zucchero e sale da tavola;
- frutta, legumi, ortaggi e cereali, ovvero alimenti che sono sono facilmente digeribili e fermentano a livello dell’intestino;
- alimenti urticanti, come zenzero, peperoncino, rafano, aglio e cipolla;
- funghi;
- cibi grassi e additivi alimentari che accentuano lo stato dell’infiammazione.
In generale, la dieta che viene utilizzata nella fase cronica del morbo prevede alcuni semplici accorgimenti ma indispensabili per ridurre le infiammazioni intestinali. Sono, infatti, sconsigliate come modalità di cottura le fritture e le grigliate e sono consentite la bollitura, la cottura a vapore/pressione e la cottura sottovuoto. E’ bene ridurre la quantità di latticini, zucchero, spezie, bevande alcoliche e avere un attenzione particolare alle fibre insolubili, contenute nella buccia dei legumi e degli ortaggi, che possono indurre diarrea e meteorismo intestinale.
Tra i cibi consigliati vi sono:
- il pesce, ricco di acidi grassi omega-3;
- la carne, in particolare quella di tacchino;
- le verdure, ad eccezione nella fase acuta;
- le uova, tranne in caso di esportazione della cistifellea;
- moderare il consumo di tutta la frutta secca.
La ciclicità della malattia: fase attiva e remissione
La malattia di Crohn si manifesta con il ripetersi “ciclico” di una fase attiva e di una fase di remissione.
La prima coincide con la fase acuta, ovvero con le manifestazioni dei sintomi; si pensa che sia dovuta a stress ed altri fattori che attivano il sistema immunitario erroneamente. Si tratta, infatti, di una malattia autoimmune dove il sistema immunitario “attacca” l’organismo stesso.
Alla fase acuta segue quella di remissione con la regressione dei sintomi, fino alla scomparsa. Un’adeguata alimentazione e l’utilizzo di opportuni farmaci aiutano a tenere sotto controllo la malattia.
Quando operare
Si ricorre all’intervento chirurgico (circa il 70-80% dei casi) quando le terapie mediche diventano inefficaci e quando si verificano complicazioni gravi, come sanguinamenti intestinali, ascessi, perforazioni e occlusioni intestinali.
In generale, nei soggetti affetti dal morbo di Crohn, le pareti intestinali sono ispessite e il lume del tubo ha un diametro più piccolo. La chirurgia permette di rimuovere una porzione dell’intestino, beneficiando il paziente. Non è risolutiva per la malattia stessa ma per la complicazione specifica, infatti può accadere che il paziente necessiti, nel corso del tempo, di diversi interventi chirurgici. Quello che si cerca di ottenere è una limitazione dell’occlusione intestinale, per evitare di incorrere nella sindrome del colon corto. Dagli anni 90′ questi interventi vengono condotti attraverso la laparoscopia che viene utilizzata anche in ambito diagnostico. E’ importante, tuttavia, che venga svolta da medici altamente specializzati. Può essere necessario un’intervento di stomia in alcuni casi.
Chi ha il morbo di Crohn può condurre una vita normale
Grazie ai progressi ottenuti nel campo delle ricerche scientifiche, la conoscenza riguardo le Malattie Intestinali Infiammatorie si è ampliata notevolmente, in particolare per il morbo di Crohn. I medicinali tradizionali e quelli biologici di ultima generazione sono in grado di tenere sotto controllo la malattia in modo tale che non progredisca verso forme più gravi. Inoltre, l’alimentazione è uno dei fattori da non sottovalutare. Le ricerche hanno individuato, infatti, quali sono i cibi che possono scatenare l’insorgenza della malattia e quali quelli consenti. E’, dunque, estremamente importante, per condurre una vita normale, attenersi a queste semplici regole.
Nomi famosi affetti dalla malattia di Crohn
Sono molte le star che non si lasciano abbattere dal morbo di Crohn. Un esempio è la bellissima modella Bethany Townsend che sceglie di postare le sue foto sulla pagina facebook dell’associazione Crohn’s and Colitis UK. La bella 23enne non si lascia affliggere nè dalla malattia, nè dalla vergogna del sacchetto della colostomia, tanto da farsi ritrarre in bikini. La foto ha subito ottenuto un grande consenso popolare con più di 200 likes e costituisce una fonte di ispirazione per tutti quei ragazzi affetti da questa malattia.
Anche altri artisti hanno fatto “coming out”, come la celebre cantante Anastacia che in più di un’intervista ha dichiarato pubblicamente di soffrire di morbo di Crohn fin dall’adolescenza.
Lo stress come causa principale delle ricadute e della fase attiva
Il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa sono Malattie Intestinali Croniche caratterizzate da un andamento ciclico in cui si alternano fasi acute con i relativi sintomi e fasi di regressione.
In particolare, per il morbo di Crohn sono stati condotti alcuni studi scientifici che hanno evidenziato che fattori ambientali, come stress e fumo possono incidere sulla manifestazione della malattia.
È stato osservato, inoltre, che anche alcuni cibi ricchi di grassi, latticini e l’uso di spezie possono portare all’insorgenza della fase acuta.
Gli ultimi studi sul macrobiota intestinale
A livello del tratto gastrointestinale sono presenti numerose specie di microrganismi che hanno instaurato un rapporto simbiotico con l’ospite partecipando ai processi legati ala digestione. Può accadere che in alcune condizioni, il rapporto tra le diverse specie venga alterato, ciò può portare ad un aumento di microrganismi patogeni rispetto a quelli benefici. Il risultato è un’infiammazione della mucosa intestinali che, attivando il sistema immunitario, può indurre l’insorgenza del morbo di Crohn.
Alcuni recenti studi scientifici hanno evidenziato che il microbiota può essere utilizzato nella terapia contro questa malattia.
A tal proposito, l’Amministrazione di Cibo e Farmaci (FDA) ha liberalizzato il trapianto del microbiota fecale per curare patologie legate all’infiammazione intestinale. Già nell’antica medicina cinese veniva utilizzata una “zuppa gialla” per la cura di gravi diarree.
Il trapianto del microbiota intestinale può, quindi, costituire una vera e propria speranza per tutti coloro che soffrono di Malattie Infiammatorie Intestinali.
Meccanismi del microbiota a livello molecolare
Tra le diverse specie di microrganismi, sembrerebbe che i patobionti siano connessi con il morbo di Crohn. Si tratta di microrganismi che normalmente instaurano rapporti simbiotici con l’ospite. In caso di disbiosi, possono attivare il sistema immunitario.
In condizioni normali la mucosa dell’intestino è protetta dall’attacco immunitario da due tipi di barriere: una a livello del lume e una a livello della mucosa. Quando viene superata la prima barriera, si attivano i linfociti T e i macrofagi della mucosa stessa. Nel caso in cui vi sia un evento disbiotico, i patobionti acquisiscono una competenza tale da permettere il superamento della seconda barriera. L’ospite viene sottoposto ad una massiccia risposta da parte del sistema immunitario, il quale attacca la flora batterica aumentando il processo di disbiosi; ciò comporta a sua volta l’attivazione di citochine infiammatorie e la comporsa di tutti i sintomi correlati al morbo di Crohn.