La magneto terapia, conosciuta anche con la locuzione di terapia magnetica, è un trattamento alternativo alla medicina tradizionale che trova applicazione principale nell’ambito medico-riabilitativo e fisioterapico.
La magneto terapia benché abbia conosciuto un rapido consenso fra il pubblico e gli addetti ai lavori non è al momento riconosciuta come pratica medica ufficiale ed il suo effettivo beneficio finale non è ancora supportato da studi scientifici elaborata da organi competenti.
La terapia, comunque, trova largo impiego nei casi di trattamenti medicali alternativi e, in considerazione della sua non invasività, viene consigliata in relazione a più tipologie di affezioni patologiche.
Come funziona la magneto terapia?
Per capire i principi cardine su cui si base l’effettivo funzionamento della magneto terapia è necessario effettuare una breve premessa.
Accertato che le cellule umane possiedono una certa carica elettrica in virtù della presenza, nel contesto intracellulare, di atomi e che tale carica non è uguale a quella posta al suo esterno, appare evidente che si genera uno squilibrio di carica tra l’interno di un cellula ed il suo esterno.
Tale situazione, conosciuta con il nome di “potenziale di membrana a riposo”, in seguito al generale processo di invecchiamento, subisce una considerevole alterazione rispetto ai valori considerati standard che inducono un peggioramento del funzionamento cellulare e dei tessuti di riferimento.
La magneto terapia, partendo dal presupposto sopra indicato, sfrutta l’azione delle onde elettromagnetiche contenute in diversi magneti che, con intensità e frequenza differenti, appare in grado di ripristinare il potenziale di membrana a riposo riportandolo a valori ritenuti normali e riconducendo, in tal modo, ad un corretto funzionamento cellulare.
A seconda della fonte che produce il campo elettromagnetico, la magneto terapia può essere statica, a bassa frequenza o ad alta frequenza. Nei primi due casi la carica elettromagnetica viene rilasciata da appositi magneti mentre nel terzo vengono utilizzate le onde radio che sembrerebbero in grado di agire in profondità.
A cosa serve la magneto terapia?
L’ambito applicativo del trattamento è decisamente ampio ed abbraccia numerose affezioni patologiche.
L’impiego di magneto terapia a bassa frequenza viene consigliato principalmente per le patologie a carico dell’apparato muscolo scheletrico ed in modo particolare quando l’organismo ha necessità di assimilare rapidamente calcio (in caso di osteoporosi ad esempio) oppure quando sia necessario stimolare la calcificazione ossea (in caso di fratture).
L’impiego di magneto terapia ad alta frequenza, invece, è consigliato per ridurre le patologie infiammatorie, indurre una più efficace circolazione sanguigna ed alleviare gli stati dolorosi acuti.
Tra le patologie che vengono comunemente trattate con sedute di magneto terapia a bassa frequenza possiamo individuare:
- Patologie osteoarticolari
- Affezioni a carico del rachide come protrusioni ed ernie discali
- Artriti
- Artrosi
- Patologie di origini reumatica
- Tendiniti
Tra le patologie, invece, che vengono trattate con sedute di magneto terapia ad alta frequenza possiamo indicare:
- Stati dolorosi acuti da infiammazioni cartilaginee
- Borsiti
- Neuropatie periferiche
- Circolazione periferica difficoltosa
- Edemi estesi
- Patologie muscolari
Conclusioni
La magneto terapia è assolutamente indolore e non è invasivo; il suo effetto benefico non è immediato, ma si evidenzia soltanto dopo una decina di sedute di almeno mezz’ora l’una.
La terapia non è indicata per i pazienti che abbiano subito l’impianto di pacemaker o defibrillatori cardiaci e per le signore in stato di gravidanza poiché l’utilizzo di campi magnetici potrebbe condurre a malformazioni fetali.
Nonostante la terapia non sia suffragata da evidenze cliniche su basi scientifiche, rimane comunque sostanzialmente una pratica sicura ed esente da effetti collaterali evidenti.
L’impegno economico per condurre a termine un ciclo di sedute di magneto terapia, comunque, risulta abbastanza elevato e non prevede contribuzioni da parte del sistema sanitario nazionale.