L’allattamento rappresenta l’inizio di un percorso nuovo, ricco di emozioni, di lacrime e di dolore che rimarrà scolpito nel cuore della mamma e del bambino per tutta la vita: nutrire il proprio bambino al seno, rappresenta un legame indissolubile, la magia di dell’istinto e la dolcezza della natura.
Questo perchè l’allattamento inizia in un momento sconvolgente, un momento in cui la mamma ha appena affrontato il dolore del parto e il bambino si è visto improvvisamente strappato dal calore del proprio rifugio: esso rappresenta una sicurezza, l’unica certezza della mamma mentre il suo corpo viene travolto da centinaia di stravolgimenti ormonali e l’unico nuovo legame fisico per il bambino, con la donna che l’ha portato in grembo.
Tuttavia, specialmente quando si tratta del primo figlio, la mamma spesso è soggetta a soffrire di numerose problematiche che potrebbero compromettere l’allattamento, spingendola a privare il proprio bambino degli straordinari benefici del latte materno.
Ragadi al seno: cosa sono
Le ragadi al seno sono delle ulcerazioni che si sviluppano a livello dell’areola, la zona che circonda il capezzolo, e che possono essere di gravità variabile, a seconda della dimensione e dell’estensione dei taglietti: la presenza di queste abrasioni crea una sensazione dolorifica davvero molto elevata durante la suzione del neonato, fino a rendere l’allattamento insostenibile e insopportabile.
Attraverso le ferite che circondano il capezzolo, potrebbero inoltre introdursi batteri e microrganismi che porterebbero allo sviluppo di infezioni a livello della ghiandola mammaria: a questo punto, specialmente se la comparsa delle ragadi impedisce l’allattamento, il latte presente all’interno del seno, venuto a contatto con agenti patogeni di vario tipo, potrebbe provocare ingorghi molto dolorosi o infiammazioni croniche come la mastite.
Perchè compaiono le ragadi al seno
La causa principale di insorgenza delle ragadi al seno è la suzione scorretta: se il neonato non riesce ad attacarsi spontaneamente al seno nel modo corretto e la neomamma non è istruita a riguardo, è molto semplice che, al termine delle prime poppate, il capezzolo possa irritarsi e lacerarsi.
Un campanello d’allarme per comprendere che il proprio bambino non si è attaccato correttamente al seno è senza dubbio il dolore: i capezzoli sono zone cutanee molto sensibili e ricche di recettori sensoriali, per questo motivo iniziare ad allattare risulterà senza dubbio abbastanza doloroso. Tuttavia se si prova un dolore eccessivo e pulsante, molto probabilmente il bambino non sta bevendo nel modo corretto.
A tal proposito è sempre bene chiedere consiglio alle ostetriche o a consulenti specializzate, affinchè possano fornire alla neomamma tutti i consigli necessari per poter vivere il momento dell’allattamento serenamente e per poter offrire al proprio bambino il latte materno il più a lungo possibile.
Come curare le ragadi al seno
Una volta comparse, è bene assicurarsi che le ragadi non si infettino: tuttavia utilizzare disinfettanti eccessivamente aggressivi non farebbe altro che peggiorare la situazione, seccando ulteriormente la zona e conferendo al latte un sapore sgradevole per il neonato.
Per questo si consiglia di tamponare delicatamente la zona con delle garze imbevute di acqua bollita, evitando di compiere sfregamenti eccessivi, in modo da non irritare il capezzolo. Inoltre è utile idratare la zona con prodotti naturali come l’olio di mandorle dolci o altri oli vegetali una volta terminata la poppata, in modo che il sapore dell’olio, diverso da quello del latte materno, non infastidisca il bambino.
E’ sconsigliabile lavare eccessivamente la zona, in quanto l’acqua e i detergenti contribuirebbero a seccare la pelle danneggiata, eliminando lo strato protettivo presente sulla superficie dell’epidermide. Il latte materno è inoltre molto utile per la cicatrizzazione del capezzolo, poichè ricco di anticorpi e sostanze benefiche per l’organismo: massaggiare delicatamente qualche goccia di latte materno sulle ragadi contribuirà alla loro guarigione.